Edoardo Chendi (1906-1993)
Cataloghi Mostre, pp. 92, n. 75 ill. b.n. e 12 col. (1997)
Presentazione
Lucio Scardino, Chendi: non solo fiori - Giancarlo Morelli, E. Chendi uomo d'arte e
uomo politico - Vittorio Milan, A Edoardo - Sergio Garbato, Uomo e artista nel
segno della coerenza morale. - Catalogo delle opere.
Erano ormai maturi i tempi per organizzargli un'ampia mostra retrospettiva... Solo dopo la morte
è stato possibile rendergli questo doveroso omaggio: e l'allineamento in parete d'una
settantina di opere, scelte con intelligenza dal pittore Osvaldo Forno (un altro
polesano-ferrarese) può permettere finalmente di stendere lucidi consuntivi critici.
Gli esordi sono quelli di un enfant prodige: dopo un irrequieto curriculum scolastico
(cambia tre istituti), Chendi approda all'Accademia di Belle Arti di Bologna. I suoi maestri
sono Augusto Majani, ovvero lo straordinario caricaturista Nasica del "Resto del Carlino", lo
storico dell'arte Giuseppe Lipparini, lo scultore Ercole Drei e, come si sa, il notevolissimo
Giorgio Morandi.
La pittura il giovane polesano ce l'ha nel sangue: il suo "autoritratto" del 1923 (anno in cui
esordisce come espositore in una collettiva all'Accademia dei Concordi) è robusto come l'opera
di un nordico, ma con toni introspettivi e malinconici, come si conviene ad un sedicenne
irrequieto.
Altri ritratti a tecnica mista hanno la morbidezza delle sanguigne di Achille Funi; ma con
tratti talvolta più spigolosi e geometrizzanti.
Ma è nel grande "laboratorio" dell'Accademia bolognese degli anni Venti che Edoardo troverà i
suoi migliori e più giusti referenti espressivi: Morandi anzitutto... e poi altri
petites-maitres bolognesi, quali Corsi, Pizzirani, o Protti.
L. Scardino
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