Giovanni Francesco Campo
Diario (1560-1576)
Trascrizione, introduzione e commento critico a cura di Stefania Malavasi
Cronache e Cronisti polesani, pp. 122 (2000)
Il Diario di Giovanni Francesco Campo pur nella sua brevità, costituisce un indispensabile
riferimento per la conoscenza delle vicende di Rovigo e del Polesine nella seconda metà del
'500.
È merito di Girolamo Silvestri, celebre erudito rodigino settecentesco, se la trascrizione del
documento, forse in seguito andato perduto, è giunta fino a noi: egli, nella scarna
introduzione al Diario, racconta di aver visto il manoscritto in casa del "nobil signor
Andrea Rossi, pur cittadino di Rovigo", che, evidentemente su sua richiesta, glielo aveva
prestato per la trascrizione.
Il documento è confluito in seguito nel fondo Silvestriano dell'Accademia dei Concordi, insieme
con tutta la "copiosa libreria... con tante spese e fatica formata" da Girolamo.
L'interesse che questo personaggio rivolge al Diario è naturalmente frutto dell'impegno e
della passione verso qualsiasi aspetto della cultura che aveva caratterizzato tutta la sua vita
e buona parte di quella degli altri componenti la sua famiglia... Difficile è supporre con quale
criterio egli abbia scelto le parti a noi pervenute, e quali fossero le "molte cose frivole,
minute, o di niun uso pe' tempi nostri" che, come sostiene nella sua breve premessa, ha evitato
di riportare. Nell'insieme tuttavia non sembra che queste omissioni abbiano tolto al
Diario alcune caratteristiche per noi sicuramente preziose: quella che più colpisce è il
continuo riferimento alle condizioni meteorologiche, ...ai lavori di bonifica, che proprio in
quegli anni erano in pieno svolgimento, e che per la prima volta, dopo i passati interventi
estensi, sembravano avviati a risultati di un certo rilievo...
La narrazione diventa pacata "quando gli avvenimenti narrati riguardano la vita della città,
quando l'attenzione di Giovanni Francesco si rivolge agli eventi e alle varie manifestazioni
religiose, alla vita culturale; ne fa capire la vivacità narrando dei vari personaggi che si
laureano, delle orazioni del celebre Antonio Riccoboni, delle vicende dell'Accademia degli
Addormentati. Nel contempo, le notizie sulla costruzione dei vari palazzi padronali e degli
interventi di restauro delle piazze cittadine completano il quadro di una Rovigo in continua
crescita ed espansione, che sembra ormai aver quasi dimenticato il legame con gli Estensi, per
acquisire, nonostante la presenza di Venezia, una propria e precisa identità".
Stefania Malavasi
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